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L’augurio: prima che sia tardi

Cosa augurarsi in questo scorcio di 2023? “The Earth is burning!” ho scritto sulla mia iride rossa. Brucia sui tanti teatri di guerra del nostro sciagurato tempo, col suo carico di morte, malattie, fame e distruzione, dall’Ucraina alla Palestina, dalla Siria al Kurdisthan, dallo Yemen alla Libia, alla Nigeria… Cosa augurarsi, dunque, se non la fine di ogni conflitto, di ogni ingiustizia, di ogni violenza?

Brucia perchè non sopporta più che un sistema di merda, estrattivo e onnivoro, come il capitalismo globalizzato, continui a depredarla e a dissanguarla, avvelenandone le forme di vita; con la conseguenza che una parte cospicua di essa sia diventata inospitale per milioni di esseri umani, condannati alla fame e a migrazioni forzate! Brucia perché non sopporta più che le relazioni umane siano asservite alla devastante logica proprietaria (dai raccapriccianti risvolti sociali: 100 e passa femminicidi da inizio anno solo in Italia!) che ha nel consumo, nel profitto e nell’esasperata competizione i suoi celebrati e inattaccabili totem.

Per queste e altre buone ragioni l’augurio che formuliamo, innanzitutto a noi stessi, donne e uomini di buona volontà, è quello di imboccare, con urgenza, un sentiero nuovo e diverso, di libertà, pace e giustizia sociale. Prima che sia troppo tardi.

Buon 2024 di lotta!

a.p.

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