BENI COMUNI POLITICA

Lettera aperta al vicepresidente di Wwf Italia, Dante Caserta

Gentile vicepresidente,

approfitto della pubblicazione del Manifesto per il dibattito pubblico sulle opere della transizione ecologica”, sottoscritto dalla sua e da altre 13 importanti associazioni (*), per porle alcune domande. La prima. Non le sembra che, più che “Grandi” opere, la fragilità idrogeologica del nostro Paese richieda cura diffusa, attenta e costante, a cominciare dalla bonifica di quei territori avvelenati da lustri di incuria e interessi malavitosi? La seconda. L’incipit del (vostro) documento è sull’urgenza di decarbonizzare la produzione energetica. Bene. E tuttavia, non pensa che l’operazione, pur auspicabile e, anzi, necessaria rischia di risolversi in ecologismo di facciata (greenwashing) se non si incide, contestualmente, sull’essenza profonda del sistema produttivo capitalistico, fondato su un estrattivismo fagocitante, sull’iperconsumo di risorse e prodotti e sulla mercificazione di beni essenziali come aria, acqua, terra, salute, conoscenza (leggi anche vaccini) come fossero meri valori di scambio? Il vostro documento (infatti) non si esprime sul punto, né, per restare in tema, prende posizione sull’ulteriore spinta alla privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato del Mezzogiorno contenuta nel PNRR a firma Draghi (pag.167), che a 10 anni dai referendum del 2011 suona come una vera e propria beffa. Una dimenticanza? Nemmeno chiarisce, poi, quali altri percorsi intenda promuovere ai fini dell’auspicata transizione ecologica. Si dilunga, invece, sulla “semplificazione delle procedure di approvazione e valutazione dei progetti” (che si spera non si traducano in alleggerimento dei controlli su appalti e concessioni) e sull’importanza dell’informazione e della partecipazione dei cittadini anche al fine di scongiurare -si precisa- eventuali sindromi di nimby (sic!). Ma allora -ed è l’ultima domanda- visto il rilievo dato al tema, perché non avanzare l’esplicita richiesta di associare, senza infingimenti, le comunità locali al processo decisionale? Ne guadagnerebbero la democrazia, l’ambiente e la coesione sociale. Insomma la transizione ecologica non è (solo) una questione di sblocco dei cantieri ma presuppone un mutamento reale, complessivo e ineludibile di paradigma sistemico. 

A.P.

(*) promosso da:

Legambiente, Greenpeace, WWF, Acli, ActionAid, Arci, Casa Comune, Cittadinanzattiva, Fridays for future, Gruppo Abele, Libera, Link Coordinamento Universitario, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti.

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