Il mare sulle cui sponde sono nate alcune delle civiltà più antiche del mondo, per le quali l’ospitalità era il primo, sacro e inviolabile dovere, tremila anni dopo si è trasformato nel cimitero di quanti, provenienti dall’Africa, dall’Est Europa, dal Medio o Lontano Oriente, trovano sul loro cammino solo ostilità, ricatti, malversazioni e finanche torture..! Qualunque sia la causa che muove un essere umano, migrare non è un delitto e la clandestinità non è una qualità umana, ma il frutto di una oscena e inappagabile sete di profitto e dell’immancabile, robusta, dose di razzismo (a.p.)

Mediterraneo“, 2003 Olio su tela (particolare)

“Senza fiore, parola, nemmeno un nome. Fredde lacrime per coltre, quante ne conta il mare”

The sea, whose shores saw the birth of a few among the oldest civilizations in the world, which considered hospitality their first sacred, inviolable duty,  three thousand years later has become the graveyard of many, coming from Africa, East Europe, Far and Middle East, who find on their migrating route only hostility, blackmail, malversation and even torture. Whatever reason forces a human being, migration is not a crime and clandestinity is not a human quality, but the product of an obscene and insatiable greed and of an inevitable, robust amount of racism (Trad. di Rita Annaloro)